BARI – Il 31 maggio si celebra la nascita di un poeta che non si può non aver letto. Nel 1819 nasceva in un paesino dalle parti di Long Island negli Stati Uniti, Walt Whitman, in una famiglia numerosa e piuttosto semplice. Abbandonò gli studi all’età di 11 anni per aiutare la famiglia e trovò presto lavoro in alcuni giornali e tipografie in cui imparò i piccoli segreti che c’erano dietro la stampa di un giornale.
Frequentò le redazioni di diversi giornali e pian piano cominciava la sua produzione poetica. Viveva i forti contrasti della sua società direttamente sulla sua pelle, le sue idee anti-schiavismo e democratiche non erano sempre viste di buon occhio, il che gli costò spesso la cacciata via da questo o quel giornale. Le sue prime pubblicazioni, spesso auto prodotte, erano poesie intrise di passione ed eros. Riferimenti sessuali erano disseminati in tutta la sua produzione, comprese allusione omosessuali il che fecero spesso dubitare della sua sessualità. Foglie d’Erba è forse la sua raccolta di poesie più famosa.
Mi contraddico? Certo che mi contraddico! Sono vasto, contengo moltitudini
Do I contradict myself? Very well, then, I contradict myself; I am large – I contain multitudes.
Song of Myself (Il canto di me stesso)
Vita, passione e guerra
Quella profonda trasformazione della società americana porterà presto alla Guerra Civile (Guerra di secessione, 1861-1865). Whitman ne sarà profondamente influenzato fino al punto da cambiare completamente il suo stile di composizione e le sue argomentazioni diventando davvero il Cantore della Libertà.
L’uomo, per Whitman, era davvero il centro del mondo ed era la base del suo “American Dream” tanto difeso. Il duro lavoro e la passione potevano ergere chiunque dalla condizione di miseria a qualsivoglia successo. Cantava la libertà, appunto, la società stessa non doveva essere una catena per l’uomo.
«Io canto l’individuo, la singola persona, / al tempo stesso canto la Democrazia, la massa.»
Walt Whitman, da Io canto l’individuo
Walt Whitman sarà ricordato principalmente per la sua raccolta di poesie Foglie d’Erba e per il suo celebre componimento che inizia con il verso «O capitano! Mio capitano!». Morì il 26 marzo 1892, probabilmente per una forte polmonite. La tomba del poeta non era neanche visibile visibile per tutti i fiori e gli omaggi che vi riposero. Fu sepolto con tutti gli onori al cimitero di Harleigh, a Camden.
Alcune poesie di Walt Whitman
O Capitano! mio Capitano!
O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è finito,
La nave ha superato ogni tempesta, l’ambito premio è vinto,
Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è esultante,
Gli occhi seguono la solida chiglia, l’audace e altero vascello;
Ma o cuore! cuore! cuore!
O rosse gocce sanguinanti sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.O Capitano! mio Capitano! alzati e ascolta le campane; alzati,
Svetta per te la bandiera, trilla per te la tromba, per te
I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le rive nere di folla,
Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti,
Qua Capitano! padre amato!
Questo braccio sotto il tuo capo!
É un puro sogno che sul ponte
Cadesti morto, freddato.Ma non risponde il mio Capitano, immobili e bianche le sue labbra,
Mio padre non sente il mio braccio, non ha più polso e volere;
La nave è ancorata sana e salva, il viaggio è finito,
Torna dal viaggio tremendo col premio vinto la nave;
Rive esultate, e voi squillate, campane!
Io con passo angosciato cammino sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.
O Capitano! mio Capitano!
Noi due ragazzi che stretti ci avvinghiamo
Noi due ragazzi che stretti ci avvinghiamo,
mai che l’uno lasci l’altro,
sempre su e giù lungo le strade, compiendo escursioni a Nord e a Sud,
godiamo della nostra forza, gomiti in fuori, pugni serrati,
armati e senza paura, mangiamo, beviamo, dormiamo, amiamo,
non riconoscendo altra legge all’infuori di noi,
marinai, soldati, ladri, pronti alle minacce,
impauriamo avari, servi e preti, respirando aria,
bevendo acqua, danzando sui prati o sulle spiagge,
depredando città, disprezzando ogni agio, ci beffiamo delle leggi,
cacciando ogni debolezza, compiendo le nostre scorrerie.
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